Siena — Arrivano da lontano, da un luogo dove studiare è diventato un lusso e la normalità una parola in disuso. A Siena li aspettano con le porte aperte, come si fa con chi porta in valigia più coraggio che vestiti.
di Valeria Russo
Dopo gli otto già accolti dall’Università di Banchi di Sotto, ora tocca alla Stranieri: tre nuovi studenti palestinesi raggiungeranno la città, insieme ad altri ragazzi distribuiti nelle università italiane.
Non è solo un gesto di accoglienza, è un atto politico nel senso più nobile del termine: credere che la conoscenza possa essere un antidoto alla disperazione. In mezzo a un Mediterraneo che si chiude, Siena sceglie di aprirsi. Di ospitare, insegnare, ascoltare. Perché ogni studente che entra in un’aula è un frammento di futuro che resiste.
L’Italia, con il programma Italy for Gaza, ha deciso di offrire 150 borse di studio a giovani provenienti dalla Striscia. Non si tratta solo di numeri, ma di vite che cambiano direzione. Ragazzi e ragazze che, invece di attraversare il mare su un gommone, lo attraversano con un passaporto per studiare. È una differenza sottile e gigantesca allo stesso tempo.
Il viaggio inizia ad Amman, dove un gruppo di 49 studenti ha già salutato la Giordania con la speranza negli occhi e i documenti stretti in mano come un lasciapassare per il domani. In Italia li aspettano aule, libri, mense, università pronte a tradurre l’accoglienza in quotidianità. Non basterà a cancellare la guerra, ma servirà a piantare semi.
C’è un progetto ancora più ambizioso, quasi utopico: costruire, un giorno, un’università italiana a Gaza. Un sogno che oggi sembra impossibile, ma anche il Rinascimento, un tempo, era impensabile tra le macerie. Siena, con la sua storia di studio e di pace, lo sa bene: i muri prima o poi crollano, i libri no.
E mentre i nuovi studenti arrivano, qualcuno a Banchi di Sotto prepara le camere, altri sistemano i moduli di iscrizione, e la città si allarga un po’ di più. Non solo per ospitare, ma per ricordare che ogni sapere condiviso è una forma di tregua. Anche minuscola, anche fragile. Ma pur sempre tregua.
Last modified: Ottobre 25, 2025

