Siena — A Siena, ogni anniversario è un modo per parlare del tempo che passa e di quello che verrà. Il trentennale del riconoscimento Unesco — quel giorno del 1995 in cui il mondo si accorse ufficialmente che la città era un capolavoro vivente — non sarà solo una commemorazione, ma un tentativo di guardare avanti. Non un album di ricordi, ma una mappa da disegnare insieme.
di Valeria Russo
Mercoledì 5 e 26 novembre, nella sede della Tartuca in Prato di Sant’Agostino, si terranno due incontri dal titolo eloquente: Un progetto di futuro per Siena patrimonio Unesco 30+. Non convegni da ascoltare in silenzio, ma laboratori dove si prova a immaginare cosa significhi essere patrimonio oggi, quando la città rischia di restare prigioniera della propria bellezza.
Si parlerà di co-creazione di immaginari collettivi, di idee che nascono a più mani, di come restituire senso e respiro ai luoghi che ogni giorno attraversiamo distrattamente. E poi, più concretamente, si discuterà del Prato di Sant’Agostino, che da semplice quartiere potrebbe diventare un laboratorio urbano, una palestra di futuro.
Il progetto nasce da un’alleanza tra il Comune di Siena, l’Università di Firenze e quella di Siena, attraverso i loro dipartimenti di Architettura e di Scienze sociali. Due accordi di ricerca, firmati nero su bianco, per portare in città un metodo nuovo di pensare: la Futures Literacy, un approccio promosso dall’Unesco per imparare a costruire visioni sostenibili del domani. In parole semplici, si tratta di allenare l’immaginazione collettiva: un’abilità spesso trascurata, ma fondamentale per una città che vuole restare viva e non solo fotografata.
L’idea è che il trentennale non sia una festa di compleanno, ma una prova generale di rinascita. Un’occasione per mettere insieme studenti, docenti, cittadini, contradaioli, architetti, sociologi e chiunque abbia voglia di dire la sua. Non tanto per scrivere nuovi piani urbanistici, ma per capire che cosa può diventare Siena senza smettere di essere Siena.
I laboratori, i seminari, gli incontri previsti nel progetto non vogliono dare risposte definitive, ma generare domande migliori. Che cosa significa oggi vivere in un centro storico tutelato? Come si concilia la tradizione con la necessità di innovare? È possibile abitare un luogo antico senza trasformarlo in una vetrina?
Sant’Agostino, con le sue scuole, i cortili, gli spazi universitari e quel verde un po’ scomposto che guarda le mura, sarà il punto di partenza. Un luogo che contiene in miniatura tutta Siena: la memoria, la comunità, la voglia di aprirsi. Qui si sperimenteranno i primi laboratori, qui si proverà a intrecciare competenze e visioni, qui si misurerà la distanza — e la vicinanza — tra l’idea di bellezza e quella di vita quotidiana.
In fondo, Siena non ha mai smesso di essere un esperimento di convivenza civile, con le sue regole antiche e la sua ostinazione a restare sé stessa. Ma questa volta l’esperimento riguarda il futuro. Un futuro da costruire con la stessa cura con cui si restaura un affresco: centimetro dopo centimetro, rispettando le ombre e lasciando intravedere la luce.
Last modified: Novembre 3, 2025

