Siena — Ci sono scoperte che non fanno rumore, ma sanno vibrare come un respiro antico. A Siena, dentro il ventre del Santa Maria della Scala, è riemersa un’opera che sembrava essersi ritirata nel silenzio dei secoli: la Tebaide, affresco del Trecento firmato dal pennello paziente e spirituale di Lippo Vanni.
di Valeria Russo
Dopo un restauro lungo e minuzioso, il ciclo pittorico torna finalmente a mostrarsi nella sua interezza, con i suoi deserti, i suoi eremiti, i suoi santi solitari che vivono e pregano fra pietre, grotte e visioni.
Lì dove un tempo la Compagnia dei Disciplinati preparava i propri riti di penitenza, oggi si entra in punta di piedi. Si sente ancora l’eco dei canti bassi, dei passi scalzi, e intanto lo sguardo sale verso le figure ocra, dipinte come apparizioni. Uomini e santi immersi nella sabbia del tempo, fra miracoli e gesti quotidiani, in un paesaggio che pare respirare con loro.
Tutto cominciò nel 1999, quasi per caso, durante i lavori di recupero diretti da Guido Canali. Sotto uno strato di calce, si intravide qualcosa: un lembo di veste, una mano, un profilo appena accennato. Poi, anni dopo, cadde un controsoffitto, e la storia tornò a bussare. Fu Alessandro Bagnoli, storico dell’arte e custode della curiosità, a riconoscerne la portata. Ma il vero miracolo avvenne solo vent’anni più tardi, quando la generosità di Robert Cope, presidente della Fondazione Vaseppi, permise di completare la scopertura e restituire al mondo intero quel ciclo dimenticato.
La Tebaide racconta un mondo che ha scelto il silenzio come forma di conoscenza. San Paolo Eremita, Sant’Antonio Abate, San Girolamo: figure che respirano la stessa aria di pietra e sabbia, lontane dal clamore, immerse in un deserto che è anche interiore. Non c’è una sequenza, non c’è una trama da seguire: ogni scena è un’isola di meditazione, un frammento di virtù che si offre come esempio, senza imporre nulla.
Questa pittura parla piano, ma non si dimentica. Le tonalità ocra, le linee essenziali, le ombre leggere compongono una musica visiva che appartiene a un’epoca di fede ma anche di profondità umana. È un invito, ancora oggi, a cercare l’essenziale nel disordine del mondo.
Giovedì 6 novembre, nella Sala Sant’Ansano del Santa Maria della Scala, il restauro sarà presentato ufficialmente. E dal giorno successivo chi vorrà potrà vedere con i propri occhi la Tebaide ritrovata, parte integrante del percorso museale. Non sarà una visita qualunque: più che osservare, si avrà la sensazione di essere osservati da quelle figure ferme nel tempo, che da sette secoli ci chiedono, con la loro quiete, di rallentare.
E forse, proprio in quel silenzio affrescato, Siena ritrova una parte di sé: la sua anima più antica, quella che non smette mai di parlare sottovoce.
Last modified: Novembre 3, 2025

