Siena (venerdì, 10 ottobre 2025) — Ci sono gare che non si vincono con il cronometro, ma con la presenza. La Francigena Ultramarathon, da Siena ad Acquapendente, è una di quelle. Mille e duecento persone — alcune con gambe di titanio, altre con l’aiuto di chi le ama — percorreranno insieme la strada antica dei pellegrini, trasformando un tracciato medievale in un sentiero contemporaneo di umanità condivisa.
di Valeria Russo
Non c’è un podio da conquistare, né un tempo da battere. C’è invece un passo che si misura con il respiro, con la fatica, con la gioia semplice di poter camminare. Il cammino diventa una dichiarazione politica e poetica allo stesso tempo: la normalità non è un punto di arrivo, ma una costruzione collettiva, fatta di mani tese e sguardi che si aspettano.
Dietro questa marcia lenta e coraggiosa ci sono due fondazioni: Monte dei Paschi di Siena e Mazzola. Sessanta partecipanti con disabilità, dieci di loro amputati, gli altri con fragilità intellettive o motorie, affronteranno un tratto della Via Francigena con l’aiuto di volontari e amici. Nessuno dovrà superare nessuno: si andrà insieme fin dove sarà possibile, e quel punto — ovunque sia — sarà il traguardo.
L’immagine è potente: un gruppo che attraversa le colline toscane, un fiume di corpi diversi che camminano nella stessa direzione. Le carrozzine lasciano tracce accanto agli scarponi, le protesi si muovono al ritmo dei bastoni da trekking, i sorrisi compensano la salita. È la metafora perfetta di un Paese che, almeno per qualche giorno, decide di muoversi insieme.
Sullo sfondo, Siena. Non solo come punto di partenza, ma come simbolo di un’idea di civiltà che non si rassegna all’indifferenza. Le istituzioni ci mettono il sostegno, ma la sostanza è nelle persone: nei volontari che spingono, negli organizzatori che credono ancora nella forza dello sport come riscatto, nei camminatori che affrontano i chilometri come fossero un racconto da scrivere passo dopo passo.
Lungo la Francigena, tra vigne e cipressi, non ci sarà il rumore delle grandi maratone urbane. Solo il fruscio dei passi, qualche respiro affannato, una parola di incoraggiamento. È lì, in quella semplicità, che lo sport ritrova la sua anima. Nessun record, nessuna gloria da rotocalco. Solo il piacere di esserci, insieme.
E quando, domenica, gli ultimi arriveranno al traguardo, non ci sarà differenza tra chi è arrivato per primo e chi ha dovuto fermarsi prima. Perché in questa marcia ogni passo è una vittoria, ogni incontro una tregua con la solitudine, ogni respiro una piccola lezione di libertà.
Last modified: Ottobre 11, 2025

