Siena (sabato, 18 ottobre 2025) — Ad Asciano, sabato pomeriggio, le porte di una piccola casa nel centro storico si apriranno su qualcosa che somiglia a un ritorno. Non un ritorno al passato, ma a se stessi.
di Valeria Russo
Dentro quelle mura prenderà vita la galleria-museo dedicata ad Andrea Degortes, che per tutti è, e resterà, Aceto. Il fantino che ha attraversato il Palio come un temporale d’estate: veloce, irriverente, inarrestabile.
Era stato lui, anni fa, a desiderarlo. Nella tenuta dove viveva aveva raccolto, uno sull’altro, i trofei, le coccarde, le fotografie, le giacche colorate di una vita a cavallo tra gloria e polvere. Ma c’era qualcosa che lo infastidiva: il disordine della memoria. Quei ricordi, diceva, non dovevano morire chiusi in una stanza. Dovevano respirare, incontrare la gente, raccontare. Così è nata l’idea di una casa per tutto ciò che aveva amato: cavalli, corse, rivali, applausi.
Lo spazio scelto è lo stesso che per anni è stato il negozio di Marzia, la moglie. Una coincidenza affettuosa: lei, la compagna silenziosa di ogni vittoria, ora accoglie con la sua ombra gentile le imprese di un uomo che Siena non ha mai dimenticato.
Il progetto lo ha firmato l’architetto Paolo Di Zanna, che ha costruito un percorso più che un museo. Non una sequenza di oggetti, ma una narrazione. Ha diviso la storia per capitoli: gli affetti, la famiglia, gli amici, poi i riconoscimenti, i Palii di Siena, Fucecchio, Asti, e infine la scuderia. Ogni oggetto ha un respiro, ogni fotografia un battito.
C’è una sezione che parla di lui fuori dalla pista: i premi, le interviste, la Rai che nel 1987 lo celebrò come simbolo dello sport italiano. C’è la parte più tenera, quella degli anni Sessanta, le prime corse, i panni da ragazzo, la faccia ancora spavalda e timida insieme. E poi il cuore, inevitabile: le quattordici vittorie al Palio. Ogni drappellone è incorniciato come un frammento d’eternità, accompagnato da parole sue, pronunciate in momenti diversi, parole che oggi sembrano scolpite nella pietra.
Un grande schermo chiude il percorso. Si vedono interviste, immagini sgranate, risate e silenzi. Lì dentro c’è Aceto che parla, che si racconta, che ride di sé. È come sentirlo ancora al canape, con quello sguardo che sapeva mescolare paura e orgoglio, come sanno fare solo quelli che vivono davvero.
La galleria non è fatta per gli esperti del Palio, ma per chiunque voglia capire cosa succede quando la passione incontra il destino. È un luogo aperto, semplice, dove si entra per curiosità e si esce con una storia in più nel cuore.
Asciano, con questa inaugurazione, non costruisce un monumento: accende un lume nella memoria. Perché un uomo come Aceto non si conserva in un museo, si ascolta nel vento che attraversa le contrade, nei passi dei cavalli, nel silenzio che precede la mossa.
Last modified: Ottobre 18, 2025

