Siena (giovedì, 16 ottobre 2025) — In Australia, dove a ottobre si è riunito il congresso mondiale dell’IUPESM, una notizia venuta da Siena ha attraversato oceani e fusi orari: il professor Ernesto Iadanza, ingegnere e docente di biotecnologie mediche, è tornato a casa con due riconoscimenti che pesano come pietre miliari nel suo campo.
di Valeria Russo
Mentre a sud del mondo si parlava di intelligenza artificiale e di tecnologie che respirano quasi come esseri umani, il suo nome è salito sul palco per due volte.
Il primo premio porta un acronimo che sa di laboratorio, HTAD Outstanding Contribution Award 2025, e lo assegna la federazione mondiale degli ingegneri biomedici. Premia chi, come lui, ha saputo intrecciare numeri e diagnosi, circuiti e scelte sanitarie, traducendo la complessità in strumenti di cura. Iadanza ha lavorato a lungo sull’Health Technology Assessment, un modo per valutare se una macchina, un algoritmo, un protocollo servano davvero a guarire, o solo a produrre dati. E in quell’incrocio tra etica, calcolo e medicina ha trovato la sua direzione.
Poi è arrivato un secondo riconoscimento, ancora più alto: il titolo di Fellow della IUPESM, la sigla che riunisce i massimi esperti mondiali di bioingegneria e fisica medica. Un titolo che non si riceve per anzianità, ma per merito limpido. L’hanno scelto perché ha messo insieme due mondi – quello dei medici e quello degli ingegneri – che spesso si guardano da lontano, diffidenti come due specie diverse. Lui ha fatto da ponte, con la pazienza di chi sa che anche un software, se ben addestrato, può imparare la compassione.
Per l’Università di Siena è una medaglia che brilla oltre le mura. Significa che in quei laboratori dove si mescolano biologia, matematica e umanità, il lavoro non è solo accademico, ma anche civile. Da lì partono ricerche che cercano di capire come l’intelligenza artificiale possa diventare uno strumento di salute e non di distanza. E che la scienza, quando resta intrecciata con la vita, sa ancora parlare una lingua comprensibile: quella del bene comune.
Siena, in fondo, ha sempre avuto questa vocazione: far convivere la lentezza della pietra con la velocità delle idee. E mentre nel mondo si celebrano conferenze e algoritmi, qualcuno, da quella collina toscana, continua a ricordare che ogni progresso vale solo se serve a guarire le persone, non a sostituirle.
Last modified: Ottobre 16, 2025

