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Siena rallenta l’andatura: l’export perde terreno ma non la direzione

Siena (giovedì, 16 ottobre 2025) — C’è un’aria più tiepida del solito nei numeri dell’economia senese, ma non è un bel segno: la temperatura scende. Le esportazioni della provincia, nel secondo trimestre del 2025, perdono un altro pezzo: –14,8%. In sei mesi, il valore totale si ferma a circa un miliardo e ottocento milioni di euro, con una caduta del 25% rispetto all’anno precedente.

di Valeria Russo

Numeri che pesano, soprattutto se confrontati con quelli del resto della Toscana, dove l’export continua a crescere spinto da Firenze, che da sola vola oltre il +38%.

Siena, invece, rallenta. E a trascinarla in basso sono proprio i settori che l’avevano resa forte. Le industrie farmaceutiche, che negli anni scorsi avevano fatto da locomotiva, ora arrancano. Dopo l’impennata del 2024, la frenata è brusca: –36% nei primi sei mesi, per un totale di 802 milioni. È come se il motore si fosse ingolfato. Le esportazioni verso la Polonia si sono quasi dimezzate, l’Australia è sparita dai radar, mentre qualche spiraglio arriva dalla Francia e dalla Spagna. Dall’altra parte dell’oceano, gli Stati Uniti tornano a essere il principale mercato di riferimento, con un +12,7% che sa di riconquista.

Nemmeno il vino, che da queste parti è più che un prodotto — è una lingua madre — se la passa bene. Nel primo semestre 2025 le vendite all’estero calano del 5,3%, scendendo da 238 a 226 milioni di euro. Il mercato americano, un tempo amico, arretra dell’8%; la Germania e l’Inghilterra seguono a ruota. Anche la Francia, ironia della sorte, chiude con un –25%. Eppure non mancano segnali di resistenza: Canada, Polonia e Paesi Bassi tengono viva la speranza, come lucine sparse in un panorama offuscato. In Toscana, il vino fiorentino compensa, cresce del 6%, e riesce perfino a guadagnare terreno proprio negli Stati Uniti.

A soffrire, poi, è anche la camperistica, seconda anima industriale della provincia. Dopo anni di espansione, il settore mostra la corda: –17,7% nel primo semestre. Il crollo più netto arriva dalla Germania e dalla Francia, i due mercati che fino a poco tempo fa sembravano infallibili. Ma qualcosa si muove altrove: piccoli segnali di vitalità arrivano dalla Spagna, dalla Polonia e soprattutto dalla Slovenia, dove l’export cresce addirittura del 550%, un numero che fa quasi sorridere, se non fosse che parte da una base minima.

Tra gli altri comparti, qualche ramo verde resiste: l’agricoltura sale di poco, il legno cresce di un 10%, i mobili si mantengono stabili. Tutto il resto scivola in discesa. L’abbigliamento, la pelletteria, i prodotti chimici, la gomma, la metallurgia: tutti in rosso, tutti in difficoltà. Un elenco che sembra la diagnosi di una stanchezza generale, come se il sistema produttivo avesse bisogno di fiato.

Eppure, dentro quei numeri, c’è anche un segno di verità. Siena non è un distretto costruito su una sola spinta: vive di stratificazioni, di aziende piccole ma solide, di artigiani che si inventano soluzioni mentre il mondo cambia direzione. Il rallentamento dell’export non è solo una questione di percentuali, ma di equilibrio tra dimensioni, strategie, mercati lontani e radici locali.

In fondo, anche nell’economia, come nei cammini lenti che questa città celebra, ogni passo indietro può servire a capire meglio la strada percorsa. Magari per ripartire con meno e fare meglio, tenendo lo sguardo fisso non solo sul grafico, ma su ciò che ancora lega un prodotto al suo territorio: la capacità di durare, anche quando tutto intorno corre.

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Last modified: Ottobre 16, 2025
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