Scritto da 11:12 pm Siena, Attualità, Top News

La mensa diventa una lezione di civiltà

Siena — Alla Camera dei Deputati, in quella sala dove le dichiarazioni pesano più dei silenzi, è andato in scena il decimo “Rating dei Menù Scolastici”. Un nome un po’ tecnico per dire, in sostanza, che qualcuno si è messo a misurare quanto bene mangino i bambini nelle mense italiane, e quanto male, invece, lo facciano certi adulti quando si parla di educazione alimentare.

di Valeria Russo

L’indagine, firmata Foodinsider, racconta dieci anni di pranzi, verdure rimaste nei piatti e piccoli trionfi di sostenibilità.

Tra i casi virtuosi, come sempre, Siena fa la parte di chi non solo ci prova, ma riesce pure. La sua mensa scolastica è diventata un esempio di equilibrio tra buona educazione e buona tavola: meno sprechi, più prodotti locali, più sapore e – cosa non scontata – più bambini che mangiano davvero quello che hanno nel piatto.

Il segreto non è stato un colpo di fortuna ma un progetto che ha un nome gentile, “Sostenibilmense”, e una regia fatta di collaborazione tra Comune, Asp “Città di Siena”, Fondazione Monte dei Paschi e Anci Toscana. Un laboratorio di buone pratiche nato per tagliare gli sprechi e rimettere al centro il cibo vero: quello che viene da vicino, da mani riconoscibili, da aziende che non vivono solo di etichette.

Il risultato, a forza di controllare, misurare e correggere, è un menù che oggi assomiglia più a un racconto che a una lista di pietanze: pasta ripiena fatta con grani antichi, biscotti artigianali, legumi della Maremma, olio della Val d’Orcia, ricotta e mozzarella del Mugello. Persino il pesce, categoria spesso bistrattata nelle mense italiane, a Siena vince la gara dei piatti più graditi, con quei “cuori di mare” dell’Adriatico che si fanno mangiare fino all’ultimo boccone.

Dietro le quinte di questo piccolo successo c’è un’idea semplice: che la mensa non sia solo un servizio ma una parte dell’educazione. È lì che si impara la pazienza dell’attesa, il rispetto per il cibo, la differenza tra nutrirsi e mangiare. È lì che l’amministrazione comunale e l’Asp hanno deciso di investire, con una cura quotidiana che assomiglia più a un atto d’amore che a un progetto gestionale.

Chi ci lavora, in quelle cucine, sa che non è solo questione di fornelli. È una catena di gesti – scegliere, impastare, assaggiare, servire – che ogni giorno si rinnova, senza clamore ma con una costanza disarmante. E quando arrivano riconoscimenti come quello di Foodinsider, non sono tanto medaglie, quanto la prova che la qualità, alla lunga, paga davvero.

Siena non si accontenta di aver fatto bene: si prepara a far meglio. Il percorso continuerà, dicono, coinvolgendo scuole, insegnanti e famiglie. E forse il vero voto positivo, più che nel “rating”, si misura a fine pasto, quando i piatti tornano vuoti e nei refettori resta solo un rumore discreto di soddisfazione.

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Last modified: Ottobre 30, 2025
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