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Prova del Palio vinta dalla Tartuca

Siena (martedì, 1 luglio 2025) — A Siena, in certi giorni, il tempo non si limita a passare: scalcia. E anche quando non è il Palio, ma solo una prova — una “finta vera”, una corsa generale col fiatone della prova generale — i nervi si tendono come criniere al vento.

di Valeria Russo

È la Tartuca a mettere il sigillo sulla quinta prova del Palio del 2 luglio 2025. Un pomeriggio rovente (non solo per l’aria), in cui Zio Frac, cavallo dal nome già mezzo teatrale, e Brigante, fantino dal soprannome che pare uscito da un romanzo d’appendice, hanno deciso di lasciare tutti alle spalle. Una vittoria senza premio, se non quello simbolico di mandare segnali agli avversari — come quando in amore si vince con uno sguardo, non con l’anello.

Ore 19:45: le Contrade, composte ma ribollenti, escono dal Cortile del Podestà. Tra i canapi, il solito teatro di muscoli, fiati corti e piccoli drammi equini. Comancio, cavallo del Valdimontone, sembra non aver fatto pace con l’idea di star fermo. L’allineamento è complicato — come quasi tutti gli allineamenti, del resto, che siano tra cavalli o tra esseri umani — ma alla fine la mossa è valida. Si parte.

Scattano bene Bruco, Oca, Tartuca, Istrice. Poi, come spesso accade, chi parte veloce si ricorda che non è la partenza, ma il ritorno, a farsi storia. Al primo San Martino, la Selva e il Valdimontone sembrano voler dire la loro. Ma è la Tartuca a risalire come un pensiero tenace, quello che non si scrolla mai, e a chiudere per prima il cerchio dei tre giri. Una prova generale, sì, ma con dentro tutto: lo studio, l’intenzione, la scaramanzia.

Domani mattina, all’alba o poco più (ore 9), la Provaccia. Che nel nome ha già la sua filosofia: si prova, si sbaglia, si corre con il freno a mano dell’attesa. L’ordine ai canapi sarà ribaltato, come se il Palio fosse anche un gioco di specchi: Pantera, Istrice, Tartuca e via via fino alla Selva, che stavolta farà la rincorsa, quella posizione che è croce o delizia, bacio o bestemmia, dipende da chi parte e da come.

E noi, testimoni quasi inconsapevoli del pezzo di teatro che sta per essere scritto, restiamo a guardare. Con un po’ di sabbia negli occhi e quella vaga emozione che ci fa dire — anche se non lo ammetteremo mai — che qui, in mezzo al tufo e alle urla, si respira qualcosa che altrove è evaporato: il rito. Quello che si fa, senza chiedersi troppo perché. E forse è proprio questo, il motivo.

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Last modified: Luglio 2, 2025
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