Siena (giovedì, 15 maggio 2025) – Sette giorni di lavoro, dieci di cassa integrazione e tre di ferie. Sarà questo il calendario di giugno per i dipendenti dello stabilimento Beko di viale Toselli, a Siena. Una fotografia che conferma la fase ormai avanzata di dismissione produttiva dell’impianto e che alimenta l’incertezza sul futuro di circa 300 lavoratori.
Di Roberto Meloni
Nonostante l’accordo firmato al Ministero tra azienda e sindacati, la situazione resta in bilico. Da settimane si discute di incentivi all’esodo, con l’offerta di 90mila euro lordi per chi decidesse di lasciare volontariamente il gruppo. Una proposta che, secondo quanto trapelato in fabbrica, sarebbe già stata presa seriamente in considerazione da una trentina di dipendenti. Tuttavia, la burocrazia sta rallentando l’attuazione concreta degli esodi incentivati, spingendo i sindacati a chiedere un’accelerazione.
“È necessario sbloccare subito le procedure – avverte Daniela Miniero, segretaria generale della Fiom Cgil di Siena –. I lavoratori non possono restare sospesi nell’incertezza. L’accordo deve diventare operativo, dando risposte chiare e rapide”.
Parallelamente al fronte interno, proseguono anche le manovre per la reindustrializzazione del sito. Tecnici di Invitalia hanno effettuato sopralluoghi per valutare condizioni e potenzialità dell’area. Sono in corso trattative riservate con alcuni soggetti interessati a rilevare la struttura, ma ad oggi non emergono nomi né certezze sui tempi.
Rimane il nodo principale: quale attività potrà insediarsi a Siena e, soprattutto, quanti lavoratori potranno essere riassorbiti? Domande senza risposta, che pesano come macigni su una vertenza che, seppur gestita con attenzione, rischia di lasciare profonde ferite nel tessuto socioeconomico cittadino.
“La partita non è chiusa – sottolinea Miniero –. Serve il massimo impegno per trovare soluzioni industriali serie. Il territorio non può permettersi di perdere un presidio produttivo di questa importanza”.
La vertenza Beko è seguita con attenzione anche da Comune e Provincia, che hanno espresso soddisfazione per aver evitato un epilogo traumatico, ma ora chiedono di accelerare sulla nuova destinazione dell’impianto.
Intanto, la vita quotidiana dei lavoratori va avanti tra incertezze e timori. Il progressivo svuotamento delle linee produttive è il segnale tangibile di una fase ormai conclusa. A Siena si attende che dalle parole si passi ai fatti, perché la reindustrializzazione, oggi più che mai, non è solo un’opzione: è una necessità.
Se l’obiettivo, come auspicato dai sindacati, è individuare un nuovo soggetto imprenditoriale entro la fine del 2025, i prossimi mesi saranno decisivi. Il rischio, altrimenti, è quello di vedere svanire un altro pezzo di industria e di storia locale.
Last modified: Maggio 15, 2025