Siena (giovedì, 9 ottobre 2025) — Nelle stanze dove da secoli si scrive e si riscrive il rito più sacro di Siena, è ripreso il lavoro della commissione che sta limando le regole del Palio.
di Valeria Russo
Dopo la pausa estiva, i commissari si sono ritrovati attorno al tavolo per quello che sembra l’atto finale di un lungo processo di revisione: entro la fine dell’anno – o al più tardi all’inizio del 2026 – il nuovo regolamento dovrebbe vedere la luce, pronto a governare le Carriere del prossimo anno.
Il tema caldo, inevitabilmente, resta quello della giustizia paliesca. Un concetto antico e controverso, che da sempre divide il popolo delle Contrade più di una mossa dubbia o di un colpo di nerbo fuori posto. Dopo gli addebiti di contestazione relativi ai Palii del 2025, la necessità di mettere mano a norme e procedure si è fatta più pressante. Non tanto per riscrivere le regole del gioco, quanto per renderle più chiare, più giuste, più resistenti all’usura del tempo e delle polemiche.
Sotto la lente c’è in particolare il capitolo delle memorie difensive, quella zona grigia dove si intrecciano il diritto delle Contrade di farsi ascoltare e la necessità dell’amministrazione di chiudere i procedimenti in tempi certi. È lì che si gioca, da anni, una partita di interpretazioni, sospetti e richieste di trasparenza. Da un lato chi invoca procedure più garantiste, dall’altro chi teme che l’eccesso di formalità snaturi lo spirito del Palio, che è anche, inevitabilmente, passione e istinto.
Nelle riunioni della commissione, raccontano, il clima è quello delle grandi vigiliae senesi: attento, puntiglioso, a tratti quasi liturgico. Si rilegge ogni parola del regolamento come fosse una reliquia, ma con l’intenzione di rimetterla in circolo, di restituirle senso in un tempo che cambia. Perché il Palio, pur restando identico nella forma, non è mai davvero lo stesso. Ogni generazione vi proietta la propria idea di giustizia, di lealtà, di appartenenza.
In questo equilibrio precario tra tradizione e rinnovamento, Siena si misura con se stessa. Da un lato la fedeltà a un rito che non ha eguali al mondo, dall’altro la consapevolezza che anche il rito, per restare vivo, deve sapersi adattare.
Il regolamento nuovo, dicono, non sarà una rivoluzione. Ma forse è proprio questa la sua forza: correggere senza stravolgere, aggiustare dove serve, riconoscendo che la perfezione non è di questo mondo. Nemmeno in Piazza del Campo, dove pure la corsa sembra ogni volta toccare l’assoluto.
Tra un verbale e un ricordo, un filmato e un ricorso, Siena continua così a interrogarsi sulla sua giustizia. Che non è mai soltanto una questione di articoli e commi, ma di cuore, di storia e di uomini che ancora credono che una regola, se ben scritta, possa tenere in equilibrio la passione e la ragione.
Last modified: Ottobre 9, 2025

