Siena — C’è un’Italia che misura il vino in bicchieri e un’altra che lo misura in silenzi, in colline, in gesti lenti. Siena appartiene alla seconda categoria. Nella classifica delle città italiane più “wine-friendly”, è salita sul podio insieme ad Alba e Olbia, a conferma di un’antica verità: qui il vino non è un prodotto, è una lingua che si parla da secoli.
di Valeria Russo
Lo studio del centro ricerche MCO ha messo in fila numeri e recensioni, ma dietro quei dati c’è molto di più. Ci sono osterie che sembrano salotti, sommelier che conoscono le vigne per nome, bottiglie che non si aprono mai senza una storia da raccontare. Siena è un laboratorio di civiltà enologica: per ogni diecimila abitanti, decine di locali dedicati al vino, punteggi altissimi nelle recensioni e prezzi medi che non puniscono la qualità. È la vittoria di un modello diverso, lontano dagli eccessi delle metropoli dove il vino è moda, non cultura.
Milano, regina degli aperitivi, chiude la classifica: una notizia che non stupisce chi conosce la differenza tra bere e degustare. Nelle città grandi il vino accompagna la corsa, a Siena la interrompe. Qui ogni calice è una pausa, un modo di stare al mondo, una forma di gratitudine verso la terra.
Eppure anche in questo paradiso del gusto, i tempi cambiano. Gli studi più recenti dicono che il consumo di alcol cala, soprattutto tra i giovani europei, mentre crescono le alternative “low-alcohol” e analcoliche. Ma Siena non si spaventa: trasforma la tendenza in consapevolezza. Bere meno significa scegliere meglio, ascoltare di più. Non si tratta di rinunciare, ma di capire: il vino come esperienza, non come abitudine.
L’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità ricorda che in Italia si superano ancora gli otto litri pro capite all’anno, ma la differenza sta tutta nel modo. Siena è un laboratorio virtuoso di qualità contro quantità, di lentezza contro frenesia, di cultura contro moda.
In un’epoca in cui l’Europa scopre il gusto del “senza”, Siena difende il valore del “con”: con moderazione, con memoria, con rispetto. È la città dove il vino resta un fatto sociale, agricolo, umano. Dove un calice di Chianti Classico sa ancora di tempo e di appartenenza.
E forse è per questo che chi arriva a Siena non viene solo a bere, ma a imparare. Qui il vino non si consuma: si condivide.
Last modified: Novembre 5, 2025

