Siena (lunedì, 13 ottobre 2025) — Nel silenzio laborioso delle sezioni elettorali, quando le matite hanno smesso di graffiare le schede e i numeri cominciano a prendere forma, la Toscana consegna il suo verdetto: una vittoria piena, ampia, quasi inattesa nelle proporzioni.
di Valeria Russo
Il centrosinistra tiene la Regione con un margine solido, e nella provincia di Siena — dove la politica ha sempre un respiro più lungo, fatto di memorie e appartenenze — il risultato assume il sapore di una conferma profonda.
Simone Bezzini, volto familiare della politica toscana, emerge come il più votato del territorio, superando di slancio le diecimila preferenze. È un dato che parla non solo di consenso personale, ma di una fiducia che si è sedimentata nel tempo. Dietro quelle schede c’è il riconoscimento di un lavoro fatto di ascolto, di presenza costante, di una politica che ancora prova a misurarsi con la complessità invece che semplificarla.
Il successo della coalizione guidata da Eugenio Giani affonda le radici in un equilibrio faticoso, costruito passo dopo passo. Niente slogan, niente miracoli: solo la continuità di un modello amministrativo che, pur con tutti i limiti, ha tenuto insieme le maglie larghe della sanità pubblica, della scuola, della solidarietà diffusa. In un Paese dove le Regioni spesso oscillano come banderuole, la Toscana resta un laboratorio di stabilità, e Siena ne è una delle colonne portanti.
Nel dettaglio, il Partito Democratico cresce rispetto al 2020, recuperando terreno in molti comuni. Accanto a lui, le sigle più piccole — Alleanza Verdi e Sinistra, Casa Riformista, Movimento 5 Stelle — portano contributi non marginali, a dimostrazione che il “campo largo”, parola logora ma ancora utile, può funzionare se diventa luogo di incontro e non di sospetto.
Bezzini, che per temperamento e formazione appartiene alla scuola della concretezza, sa che ogni vittoria è un debito: con chi ti ha scelto e con chi, pur non scegliendoti, pretende risultati. La sua idea di futuro, se la si vuole leggere tra le righe, ha il passo lento ma costante di chi crede nei processi, non negli scatti. La sanità pubblica resta il cuore della sua visione, quella che durante la pandemia ha retto con dignità l’urto della paura collettiva, e che oggi chiede nuove energie, nuove mani, nuove risorse.
Ma il discorso più vero Bezzini lo rivolge — anche se senza proclami — alla sua Siena. Una città che ha ancora la memoria lunga delle proprie stagioni migliori, ma che oggi deve reinventarsi. Non basta essere culla di tradizioni e di bellezza, bisogna tornare a immaginare un domani: un progetto nuovo, capace di unire cultura, innovazione e comunità. È un invito a guardarsi dentro, con la modestia di chi sa che la storia non basta più, ma può ancora insegnare il metodo per scriverne altra.
Così, tra il rosso antico delle Contrade e il blu profondo delle urne appena svuotate, Siena si risveglia politicamente viva. E nella voce di Bezzini — pacata, ferma, mai trionfante — sembra di sentire un’eco familiare: la promessa di una politica che, almeno qui, prova ancora a somigliare alle persone che la abitano.
Last modified: Ottobre 13, 2025

