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Quando la bellezza apre le porte: le Giornate FAI d’Autunno a Siena

Siena (venerdì, 10 ottobre 2025) — C’è un momento, ogni anno, in cui l’Italia si ferma a guardarsi. Non con la distrazione di chi passa, ma con la calma di chi torna a casa. Le Giornate FAI d’Autunno sono esattamente questo: un gesto di lentezza, un esercizio collettivo di curiosità.

di Valeria Russo

La quattordicesima edizione, promossa come sempre dal Fondo per l’Ambiente Italiano, riporta cittadini e turisti a camminare dentro la storia, a entrare nei luoghi che di solito si limitano a sfiorare.

Siena, che di storia vive e respira, non poteva mancare. Due gli spazi protagonisti di quest’anno: la Villa Volte Alte, già Villa Chigi Farnese, e l’antico Ospedale Monna Agnese, oggi sede dell’istituto linguistico e tecnico che porta lo stesso nome.

La prima, adagiata tra le colline, sembra uscita da una pagina di architettura rinascimentale. Commissionata nel 1492 da Mariano Chigi, è una delle prime a sperimentare quella forma “ad ali aggettanti” che anticiperà modelli illustri come la Farnesina romana. È una villa pensata per la conversazione e per la quiete, con sale raccolte, un antico camino e una terrazza che un tempo ospitava una cappella privata. Della decorazione originaria restano solo frammenti: stucchi, grottesche, qualche soffitto affrescato. Il resto lo suggerisce la luce, che a certe ore fa riaffiorare ciò che il tempo ha cancellato.

Durante le Giornate FAI sarà possibile visitare anche la Chiesa di San Bartolomeo, poco distante: un edificio che unisce grazia seicentesca e rigore classico, e che custodisce un altare maggiore in perfetta armonia con la sua facciata sobria.

Più intimo, più cittadino, è invece il secondo itinerario, nel cuore di Siena: l’ex Ospedale Monna Agnese, oggi scuola. Un tempo vi si accoglievano feriti e partorienti, oggi vi si insegnano lingue e biotecnologie. Ma sotto i neon e tra le lavagne, il passato continua a respirare. Nei corridoi si possono ancora scorgere tracce del vecchio spedale: l’“Ultima Cena” di Bartolomeo Neroni, detto il Riccio, e il “San Cristoforo” di Beccafumi, silenziosi custodi di secoli di cura e conoscenza.

Durante l’apertura straordinaria saranno gli stessi studenti, nei panni di “Apprendisti Ciceroni”, a raccontare ai visitatori la storia del luogo. Una forma di passaggio di testimone: i giovani che spiegano il passato per difendere il futuro.

Dietro la patina di evento, le Giornate FAI restano un gesto politico nel senso più nobile del termine. Rimettono al centro ciò che un Paese spesso dimentica: che la bellezza non è un lusso, ma un dovere condiviso. E che aprire una porta, anche solo per un giorno, è un modo per dire che la storia, finché qualcuno la guarda, resta viva.

Sabato e domenica, dalle 10 alle 17, Siena tornerà dunque ad accogliere chi vuole perdersi tra pietre e ricordi. Perché la memoria, come la bellezza, va frequentata. E possibilmente, amata.

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Last modified: Ottobre 10, 2025
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