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Otto notti per far cantare la pietra

Siena (martedì, 8 luglio 2025) — Piazza del Campo torna ad essere un teatro variopinto. Non risuona solo il tamburo del Palio, ma tutto quello che si può mettere in scena: un’opera, un clarinetto, un ricordo, una danza, persino un silenzio ben costruito.

di Valeria Russo

Dal 18 al 28 luglio, otto notti si incastrano come le tessere di un gioco senza tempo, sotto la regia di chi conosce bene la geometria delle emozioni. Non si accendono solo i fari: si spalanca qualcosa nel petto, come se la città avesse voglia di raccontarsi in un altro modo, con meno voce e più respiro.

Il primo passo lo fa l’orchestra, quella grande, con gli strumenti che sembrano comete in giacca scura. Suonano per un Paese intero, ma scelgono Siena per iniziare. Alle 21.30 spaccate, che è l’unico orario teatrale possibile quando c’è ancora un filo di luce.

Poi arrivano i Carmina Burana, cantati da una città intera, o almeno da chi ha deciso che anche le pietre sanno tenere il tempo se le guardi abbastanza a lungo.

C’è spazio anche per il cinema, ma quello che non si fa distrarre dal popcorn: un film di Bertolucci che torna a casa, proiettato in quella stessa aria che lo ha ispirato. La musica non è mai sola. Una sera la accompagnano le parole — quelle rare, di Battiato — e la voce di Antonella Ruggiero che le abita come fossero stanze.

E poi danza, ma con una domanda nel titolo: “La dernière danse?” — come dire: balliamo, finché possiamo. Le coreografie sembrano domande senza risposta, ma il pubblico applaude come se le avesse capite tutte.

Infine, La Traviata. L’opera che resiste a tutto, anche all’umidità di una sera di fine luglio. L’orchestra suona come se volesse trattenere il fiato della piazza. E la piazza ascolta come sa fare solo lei: ferma, larga, antica e moderna insieme.

Niente biglietti, se non per la prima serata. Il resto è accesso libero, come quando si apre una finestra e l’aria entra da sola. Le sedie aspettano dalle 20.45. Gli occhi si alzano al cielo un po’ prima.

E così, ogni sera, si fa spettacolo. Ma non per il gusto dell’applauso: per la necessità di esserci. Di ricordare che anche le piazze hanno una voce, quando le lasci parlare.

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Last modified: Luglio 8, 2025
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