Siena (lunedì, 21 luglio 2025) — Ci sono estati in cui il Mediterraneo smette di essere una meta da cartolina e diventa una lavagna viva. Un posto dove si disegna, si ascolta, si studia, si sbaglia anche, ma con grazia.
di Valeria Russo
A Siena, da qualche giorno, sono arrivati oltre trenta ragazzi americani che non cercano il solito gelato al Duomo o la foto col panorama. Sono venuti per imparare. Disegnando.
È partito il 21 luglio un progetto che ha un nome ambizioso e gentile: Discover Siena Through Art & Drawing. Un modo per scoprire la città non da fuori, ma da dentro. Non col passo frettoloso del turista, ma con la lentezza dello studente che prende appunti con la matita invece che con la macchina fotografica.
L’Università di Siena ha avviato questo percorso educativo insieme a Putney Student Travel, un gruppo americano che da tempo costruisce esperienze per ragazzi desiderosi di uscire dall’aula, cercando insegnamenti nei paesaggi, nelle persone, nelle città vissute e non solo studiate. La giornata inaugurale si è svolta dentro il palazzo del Rettorato, un luogo dove le pareti sanno più storie di quante ne potrebbero contenere mille manuali.
Il programma dura tre settimane, ma l’ambizione è quella di far durare molto di più ciò che resta: un accento diverso, una parola italiana detta bene, una linea tirata male ma con cuore. Si chiama learning by doing, imparare facendo. Ma forse sarebbe più onesto dire: imparare stando, restando, guardando.
Certo, ci sono anche le aule, quelle di San Niccolò, ma la lezione più viva si svolge fuori, tra vicoli e piazze. I ragazzi seguono il ritmo lento delle giornate, passano dal disegno alle parole, dai racconti degli esperti agli scorci che si aprono all’improvviso dietro un angolo. È un apprendimento che non si misura in voti né si ripiega tra le pagine: resta come certe luci viste per caso, che tornano in mente quando meno te lo aspetti. Una conoscenza che non si finisce mai davvero di portare via.
Putney, che gira il mondo dal 1951, ha scelto da tempo Siena come tappa fissa. C’è qualcosa qui che rassicura e allo stesso tempo accende. La bellezza, sì, ma anche la misura. Il modo che ha questa città di dirti “rallenta, e guarda meglio”.
E allora succede che un gruppo di adolescenti americani, nati tra i fast food e i tablet, si ritrova ad ascoltare una lezione sulla prospettiva guardando il Duomo. A provare l’italiano non nei dialoghi preconfezionati ma parlando con la signora che vende i panini.
Forse è poco. Ma forse è molto. In un’epoca che corre a perdifiato, questo progetto è una pausa a matita. Un modo per dire: si può ancora imparare guardando il mondo con occhi nuovi. Magari da una finestra senese, con una gomma consumata e la testa piena di stupore.
Last modified: Luglio 22, 2025

