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La Terra che ritorna. San Gimignano e la decima stagione del suo festival

Siena (giovedì, 23 ottobre 2025) — Ogni autunno, quando l’aria si fa più chiara e le colline si spogliano con lentezza, San Gimignano diventa un piccolo pianeta a sé, dove la terra non è un elemento tra gli altri, ma una maestra.

di Valeria Russo

È il momento del Festival della Terra, che quest’anno arriva alla decima edizione e si prepara, dal 29 ottobre al 2 novembre, a riempire vicoli e piazze di suoni, odori, voci e idee.

È un festival che non ha bisogno di effetti speciali, perché la scenografia è già pronta da secoli: le torri, le pietre, il profilo delle vigne, i tavoli imbanditi di prodotti che sembrano raccontare il tempo passato e quello che verrà. Il Biodistretto di San Gimignano cura ogni dettaglio come un contadino fa con la propria semina. Accanto a lui, il Comune, Slow Food Toscana, l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica e l’Università di Torino: insieme compongono un piccolo mosaico di sapienze antiche e modernissime, unite dalla stessa convinzione — che la terra non è una risorsa da sfruttare, ma una relazione da rispettare.

Il festival comincia in tono domestico, quasi familiare: mercoledì 29 ottobre, un laboratorio gratuito sulla fermentazione, arte antichissima e ora tornata di moda come fosse un rito zen. Yogurt, kombucha, kimchi: alchimie che riportano l’uomo alla pazienza dei processi naturali. Poi, la sera, si parla di filiere corte e di prezzi giusti. Temi tutt’altro che teorici, in un’epoca in cui il cibo è diventato un campo di battaglia economico, etico e sociale. Si discute, si assaggia, si ascolta. Tutto comincia con un apericena preparato dalle aziende del territorio — perché qui la teoria non si separa mai dal gusto.

Giovedì 30, la voce più attesa è quella di Franco Berrino, medico e divulgatore, uno di quelli che parlano di alimentazione come di un’arte di vivere. Racconterà come mangiare bene non sia un sacrificio, ma una forma di cura e di libertà. Il suo intervento, ospitato nel Centro civico Le Granaglie, sarà uno di quei momenti in cui la scienza incontra la saggezza contadina, e il sapere accademico si sporca di terra.

Dal 31 ottobre, il festival invade le piazze. Nei giorni che seguono, il centro storico si riempie di mercati della biodiversità, profumi di formaggi e pani integrali, tavoli di legno, frutta antica, miele e vino. I giochi di una volta risuonano in piazza Pecori come un’eco dell’infanzia di tutti: trottole, corde, biglie di vetro che rinascono per qualche giorno dalle memorie dei nonni. Sotto le logge del teatro, si mangia biologico, si ascolta musica dal vivo, si brinda con il vino del territorio, si assaggiano oli e conserve preparate con la calma che il tempo moderno non concede più.

Il pomeriggio del 31 è dedicato alla musica: una fisarmonica che si mescola all’aroma del pane appena cotto. Poi le degustazioni di vini e oli, che in Toscana non sono mai solo eventi gastronomici ma piccoli atti di fede. Il giorno successivo, sabato 1 novembre, arriva la parte più “politica” del festival: una tavola rotonda tra i Biodistretti toscani, un confronto tra chi lavora la terra cercando di farne un laboratorio di sostenibilità e non un campo di battaglia economico.

La sera, alle Granaglie, si torna a parlare di ritorno alla terra. Non come nostalgia, ma come possibilità concreta: abitare di nuovo il ritmo lento, riannodare il legame tra città e campagna, ripensare il lavoro come gesto di cura. A guidare l’incontro, Laura Bonato dell’Università di Torino, antropologa che studia il mondo contadino non come reperto, ma come futuro possibile. A seguire, un video: “Energia dalla natura”, una serie di interviste alle aziende del Biodistretto, che mostrano la vita quotidiana di chi resiste alle logiche industriali e sceglie la coerenza.

La chiusura, domenica 2 novembre, è un momento quasi spirituale. Canti, meditazione collettiva, e poi un appuntamento dal titolo che dice tutto: “La terra vuole la pace”, in collaborazione con Medici senza Frontiere. Perché il contatto con la terra è anche un modo per ricordarsi che la pace comincia da ciò che nutriamo — il suolo, il corpo, le relazioni.

In un mondo che corre, il Festival della Terra è un invito a rallentare. A sedersi su una panchina di pietra e guardare il ritmo lento della natura che, nonostante tutto, continua. A San Gimignano, la terra non è solo il tema di un convegno: è una lingua che ancora si parla, con le mani, con i profumi, con la memoria.

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Last modified: Ottobre 23, 2025
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