Siena — A Siena, la notte di Halloween promette un piccolo esperimento di follia controllata. Nello Spazio Topi Dalmata, che già dal nome sembra uscito da un racconto di Lewis Carroll, arriva La Paura dei Topi, una mostra che dura meno di un’ora ma promette di restare addosso più a lungo.
di Valeria Russo
L’ha ideata Tony Clifton, figura elusiva della scena newyorkese, metà artista e metà fantasma. Di lui si sa poco, forse perché preferisce che a parlare siano le sue invenzioni: costruzioni ironiche e disturbanti, in bilico tra sogno e scherzo, tra paura e gioco. A Siena, per la sua residenza artistica, ha deciso di affrontare la paura come si affronterebbe un animale curioso — guardandola negli occhi, ma con un sorriso di lato.
Dentro lo Spazio Topi Dalmata, la mostra si comporta come un organismo vivo. Le installazioni respirano, si muovono, si fanno sentire. L’oscurità non spaventa ma invita, e il pubblico è più spettatore che vittima: deve ascoltare, annusare, forse ridere. Ci sono suoni, luci, voci che arrivano da un altrove digitale: basta un QR code, uno smartphone, un paio di cuffie. È un piccolo rito tecnologico dentro un’esperienza quasi ancestrale.
Topi Dalmata, che negli anni è diventato un laboratorio per chi vuole sperimentare senza chiedere permesso, accoglie anche questa volta un’arte che sfugge alle definizioni. Il suo spazio, nudo e pieno di risonanze, sembra fatto apposta per questo tipo di giochi seri, per quelle installazioni che si prendono gioco della mente e poi la restituiscono al pensiero.
La Paura dei Topi non è solo un titolo: è un invito a guardare cosa ci spaventa davvero quando nessuno ci guarda. Un piccolo teatro dell’assurdo che usa la paura come materia prima e l’ironia come via di fuga. In fondo, come sanno bene gli artisti veri e i topi che sopravvivono a tutto, l’unico modo per convivere con l’angoscia è imparare a danzare con lei, anche solo per quaranta minuti.
Last modified: Ottobre 31, 2025
