Siena (sabato, 10 maggio 2025) – Il Consiglio dei ministri ha ufficialmente impugnato la legge regionale toscana sul fine vita, approvata a marzo e prima nel suo genere in Italia. La normativa, che stabiliva modalità operative per il suicidio medicalmente assistito all’interno delle Aziende sanitarie locali, nasceva per colmare il vuoto legislativo lasciato da un Parlamento finora inerte, nonostante il richiamo della Corte Costituzionale nel 2019.
Di Roberto Meloni
La reazione del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, è stata immediata e decisa. “Provo profonda delusione per la scelta del Governo”, ha dichiarato, sottolineando come la legge toscana rappresentasse un atto di responsabilità e rispetto per chi affronta sofferenze insopportabili. “Abbiamo semplicemente attuato quanto indicato dalla Corte Costituzionale”, ha ribadito Giani, assicurando che la Regione difenderà con determinazione il provvedimento, nel nome della legalità e della tutela della dignità umana.
Di segno opposto le parole dell’onorevole Francesco Michelotti di Fratelli d’Italia, che ha lodato l’intervento dell’esecutivo. “Bene ha fatto il Governo – ha detto – a fermare una legge anticostituzionale che violava il riparto delle competenze Stato-Regioni. Il fine vita è materia nazionale, non può essere demandato alle singole regioni, pena il caos normativo”. Michelotti ha inoltre ribadito il no di Fratelli d’Italia alla “cultura dello scarto”, riaffermando l’importanza di una legislazione unitaria su temi eticamente sensibili.
Anche il mondo delle forze progressiste è sceso in campo in difesa della legge toscana. +Europa Siena, attraverso la presidente Elena Casi e il responsabile Luigi Franchi, ha definito “grave e preoccupante” la decisione governativa. “La Toscana ha avuto il coraggio di agire dove il Parlamento ha fallito. Impugnare questa legge significa colpire i più fragili”, hanno commentato, accusando il Governo di anteporre ideologie alla difesa dei diritti.
La legge regionale toscana era stata pensata non come una liberalizzazione generalizzata, ma come una disciplina rigorosa, limitata a casi che rispettassero i requisiti indicati dalla Consulta. Un tentativo, secondo i suoi promotori, di dare risposte concrete a chi vive sofferenze insopportabili, nel rispetto dei principi costituzionali.
Ora si apre una battaglia giudiziaria e politica, con la legge toscana che finirà sotto la lente della Corte Costituzionale. Intanto, la questione del fine vita continua a dividere profondamente il Paese, tra chi invoca il diritto all’autodeterminazione e chi teme derive etiche difficilmente controllabili.
Last modified: Maggio 10, 2025