Scritto da 10:15 pm Siena, Attualità, Top News

Diane Keaton, l’eleganza della fragilità

Siena (sabato, 11 ottobre 2025) — Se ne va una donna che non ha mai avuto bisogno di gridare per farsi sentire. Diane Keaton è morta oggi, all’età di 79 anni, lasciando dietro di sé un patrimonio di cinema, stile e umanità che resterà inciso nella memoria collettiva.

di Valeria Russo

Se il cinema americano ha avuto una coscienza femminile, complessa e ironica, è stata spesso la sua voce a incarnarla.

Nata Diane Hall nel 1946, a Los Angeles, aveva cominciato da ragazza a frequentare il palcoscenico, più per curiosità che per ambizione. Da lì a Broadway il passo era breve: Hair le aprì la strada, ma fu l’incontro con Woody Allen a cambiarle la vita. Lui la fece recitare in Play It Again, Sam, poi in Love and Death, e infine in Annie Hall — il film che le valse l’Oscar nel 1978 e che resta ancora oggi un manuale di grazia imperfetta. In Annie Hall Diane Keaton non interpretava un personaggio: era sé stessa, nella versione più pura e indimenticabile. Con i suoi pantaloni maschili, i gilet, i guanti e quel modo unico di ridere a mezza voce, trasformò la goffaggine in fascino e la timidezza in carisma.

Ma Keaton non è mai stata solo la musa di Woody Allen. Nei due Padrino di Coppola è Kay Adams, la sposa che osserva da fuori l’impero della violenza, la voce della moralità in un mondo senza innocenza. Poi ci sono stati Reds, Baby Boom, Manhattan Murder Mystery, Something’s Gotta Give: film diversissimi, ma tutti attraversati da una stessa cifra — la capacità di restare autentica, anche quando il personaggio chiedeva l’opposto.

Keaton ha incarnato una femminilità nuova, libera da stereotipi, capace di tenere insieme la leggerezza e la profondità. In un’epoca che pretendeva dalle attrici una perfezione di superficie, lei mostrava con fierezza le sue imperfezioni. E lo faceva con uno stile che non è mai stato solo moda: i suoi completi maschili, i cappelli, le camicie oversize erano un modo per dire “sono così, e va bene così”.

Negli ultimi anni aveva trovato una seconda vita come fotografa, regista, autrice di libri autobiografici. La sua casa in California, che amava restaurare e reinventare, era un rifugio e una dichiarazione d’amore alla bellezza semplice delle cose fatte a mano. Continuava a ridere, a lavorare, a stupirsi del mondo con la stessa meraviglia degli esordi.

Con la sua morte non scompare solo un’attrice, ma un’idea di cinema fondata sull’intelligenza e sull’ironia. Diane Keaton ha insegnato che la vera eleganza non è mai nel controllo, ma nella verità. Che la vulnerabilità può essere un’arma, e che una risata — anche quella più nervosa — può disarmare il dolore.

Il cinema le sopravvive come una carezza. Ogni volta che sullo schermo tornerà quel suo sorriso sghembo, o quel modo di abbassare gli occhi come per scusarsi di essere viva, ci ricorderemo che la modernità — la vera modernità — non è la velocità, ma il coraggio di essere autentici.

Addio, Diane. Il mondo sarà un po’ più silenzioso senza la tua voce roca e la tua risata contagiosa.

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Last modified: Ottobre 11, 2025
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